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Cosa significa fare supervisione?

Roberto Messina
Roberto Messina
2025-06-09 03:54:35
Numero di risposte : 31
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Fare la supervisione significa supervisionare un processo produttivo, ovvero controllare, coordinare, dirigere.
Anselmo Amato
Anselmo Amato
2025-06-09 03:10:35
Numero di risposte : 21
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Attività, ruolo di chi dirige o controlla l'esecuzione di un lavoro, di un'opera Direzione generale, artistica, tecnica o economica nella realizzazione di un film supervisione

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Assunta Vitale
Assunta Vitale
2025-06-09 01:01:10
Numero di risposte : 24
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La supervisione è una pratica che predispone uno spazio teorico ma anche esperienziale al cui interno è possibile far convergere e potenziare le competenze professionali di osservazione, analisi e valutazione delle prassi lavorative consolidate. Si rivolge a persone singole o a gruppi di lavoro che decidono di affrontare questioni tratte dalla quotidianità professionale, ponendosi come obiettivo il superamento di situazioni d’impasse e il miglioramento dell’organizzazione e dell’efficacia del loro lavoro. La supervisione si fonda su uno spazio e un tempo di sospensione, nel quale cercare e ritrovare una distanza equilibrata dall’azione: un luogo di riflessione e analisi caratterizzato da spirito critico e di ricerca in cui ampliare lo sguardo, valicando i confini del qui ed ora, per intraprendere un cammino personale e sociale di scoperta e condivisione. La supervisione vuole, inoltre, essere un aiuto per incidere sulla riduzione di nodi problematici, sia a livello organizzativo, sia relazionale, mediante il potenziamento delle competenze del gruppo di lavoro e per questo è importante che avvenga con continuità. La supervisione pedagogica stimola e sostiene la ricerca del senso delle azioni educative, portandoci a ricollocare gli eventi in una cornice progettuale. La supervisione tende, infatti, a favorire l’individuazione di strategie operative efficaci e di soluzioni creative.
Asia Testa
Asia Testa
2025-06-08 23:17:49
Numero di risposte : 21
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La supervisione è il luogo dove i membri di un gruppo possono condividere ed esplorare vissuti e opinioni in un clima di ascolto e rispetto. Si differenzia dalla facilitazione in senso stretto, in quanto non entra nella gestione diretta dei momenti decisionali del gruppo, ma si occupa di creare le premesse e di favorire le condizioni ottimali affinché il gruppo stesso possa funzionare al meglio nei compiti e negli obiettivi che si è prefissato. Una differenza fondamentale tra supervisione e riunioni di altro genere sta nel suo essere un luogo non decisionale. L'annullamento della pressione decisionale permette valutazioni e approfondimenti delle questioni trattate altrimenti impossibile, creando così le condizioni migliori per effettuare poi, nelle sedi appropriate, le scelte da compiere. In questo contesto, la funzione del/della supervisore/a è essenzialmente quella di facilitatori/facilitatrici della comunicazione e specialmente dell'ascolto.

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Deborah D'angelo
Deborah D'angelo
2025-06-08 22:17:57
Numero di risposte : 21
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la supervisione è l'attività svolta dal cliente verso il suo appaltatore, consistente nel verificare che l'appaltatore esegua correttamente il compito assegnatogli, rispettando i suoi obblighi contrattuali insieme di attività di controllo svolte da qualcuno verso qualcun altro Supervisione controllo, gestione, coordinamento, direzione generale, regia
Maika Colombo
Maika Colombo
2025-06-08 21:59:00
Numero di risposte : 21
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La supervisione è un percorso di confronto e rielaborazione in cui i gruppi di lavoro vengono accompagnati nel rivedere la loro operatività quotidiana, trarre dall’esperienza i possibili apprendimenti e prospettare insieme possibili strategie per affrontare gli snodi problematici che si presentano nel lavoro quotidiano. È uno spazio protetto in cui tutti i partecipanti possono esprimersi, è lo strumento attraverso cui i servizi e le organizzazioni si dedicano alla loro “manutenzione”, si prendono cura delle ricadute del loro agire quotidiano. La supervisione è luogo di produzione di senso. Il nostro quotidiano contatto con le persone in difficoltà ci espone ad una forte risonanza emotiva, che non deve essere negata e da cui al contempo non dobbiamo farci travolgere. Nel momento di supervisione è possibile far emergere questi vissuti, dare loro un nome e sentirli insieme ai colleghi. La supervisione è un dispositivo di possibile revisione del nostro metodo di lavoro. È un tempo sospeso dalla quotidianità, che ci permette di recuperare alcuni passaggi del nostro agire e capire quanto chiari siano i nostri obiettivi, come essi si traducano in azioni e strumenti, quanto siamo coesi nell’applicazione delle pratiche concordate in gruppo, come affrontiamo i problemi e gli imprevisti che costellano il nostro lavoro. La supervisione è il tempo in cui ognuno di noi può beneficiare del supporto dei colleghi.

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Augusto Grasso
Augusto Grasso
2025-06-01 19:14:51
Numero di risposte : 26
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La supervisione è un metodo di lavoro di gruppo destinato alle professioni di cura e d’aiuto, che ha come scopi la formazione psicologica alla relazione con il paziente, il supporto al ruolo di cura e la promozione del benessere lavorativo. La supervisione è quindi uno spazio fisico e di pensiero: il gruppo ha dimensioni raccolte e la metodologia impiegata prevede la discussione collettiva di un caso clinico “problematico” presentato da un partecipante con l’aiuto di uno o due conduttori. La discussione non verte primariamente sugli aspetti tecnici del trattamento, ma sull’esperienza emotiva della relazione di cura da parte dei suoi protagonisti. Per cui l’obiettivo non sarà quello di “correggere” o “giudicare” l’operato del professionista, ma di sviluppare una mentalità psicologica che sostenga nella comprensione del paziente e nella relazione che si costruisce con lui. Il gruppo diventa il luogo emotivo e relazionale a cui affidare le proprie ansie lavorative e in cui ricevere ascolto e rispecchiarsi con altri professionisti. Verificare che la propria esperienza può essere simile a quella degli altri e la percezione di essere compreso e sostenuto, permette di ridurre i fattori di stress; mentre la riflessione sulle dinamiche emotivo-relazionali del caso può aiutare a sviluppare strategie di intervento più efficaci e soddisfacenti.
Max Moretti
Max Moretti
2025-06-01 17:37:47
Numero di risposte : 24
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La supervisione è quindi una fase, durante il percorso professionale, in cui ci si verifica come professionisti. La supervisione non è "controllo" sui collaboratori e sul loro stato di salute o funzionalità, non è neanche psicoterapia di gruppo, ma un percorso di coscientizzazione costruttiva dei problemi presenti sia in ambito relazionale con l’utente che con l’organizzazione presso cui si è inseriti. Essendo la supervisione, quindi, un "campo neutro" di riflessione operativa e non di controllo, è quello il luogo in cui l’assistente sociale può ottenere un sostegno motivazionale. La supervisione aiuta insomma sia l’organizzazione che il collaboratore a capire "dove è il problema", affinché ognuno faccia i passi che deve fare per fronteggiarlo. La supervisione promuove il consolidamento delle culture professionali dei collaboratori e rafforza un approccio all’utenza più significativo e più condiviso da tutti. Pertanto essa tende a promuovere i collaboratori entro un certo grado di autonomia al fine sia di mantenere un adeguato livello motivazionale che di prevenire fenomeni di burn-out. L’importante è concepire quest’esperienza come un processo di aiuto circolare e giammai come tentativo di controllo o di "forzatura del consenso" del collaboratore sull’organizzazione.

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