Il secondo capitolo, "Il valore educativo dello sport e la poliedricità della figura dell’allenatore", tratta dei valori intrinseci e degli aspetti etici insiti nello sport, che lo rendono una pratica capace di formare la persona in modo onnicomprensivo, integrando l’aspetto fisico, cognitivo ed etico di cui c'è bisogno per evolversi in modo pieno ed equilibrato.
Inoltre una parte è dedicata dedicata a ciò che caratterizza gli eventi educativi, come complessità, l’imprevedibilità e la polarità pedagogica, che auspicabilmente l’allenatore deve conoscere, e in un'altra parte viene inquadrata ed approfondita la figura dell’educatore, la sua identità, i suoi valori e competenze.
Infine si analizza tutto quel bagaglio conoscitivo che l’allenatore deve possedere e coltivare sia per essere un buon educatore, sia per divenire un esemplare morale alla luce della teoria filosofica presentata nel terzo capitolo.
La tesi che sostengo è che gli insegnanti, i maestri, gli educatori e gli allenatori sono in una posizione privilegiata per divenire esemplari morali per i loro allievi ed è importante che tendano ad essere dei buoni esempi di quelle competenze e sensibilità che sono alla base delle caratteristiche che gli permettono di essere persone ammirabili.
In altre parole la competenza comunicativa, relazionale e la capacità riflessiva e osservativa sono quelle che permettono agli individui di agire in modo significativo per sé stessi e per gli altri, dunque coltivarle e trasmetterle significa educare i ragazzi al dialogo, al confronto, alla capacità di espressione, di relazione, dunque di arricchimento interiore, di introspezione e di comprensione di sé stessi e degli altri.
Questo non può che avere risvolti positivi per la persona e per la società, indipendentemente dai settori e dai campi in cui ognuno deciderà di spendere queste qualità, portando un significativo benessere sociale che oggi è ancora lungi dall’essere realtà.