Il cibo non rappresenta solo la nostra principale fonte di sostentamento, le scelte che facciamo in campo alimentare sono influenzate da tanti fattori come ad esempio quelli fisiologici, psicologici, psicosociali, e anche da credenze, abitudini e atteggiamenti.
L’alimentazione infatti può fornire informazioni su alcuni aspetti dell’identità di una persona.
Il pasto riunisce la famiglia, rinsalda i legami e il dialogo, i pranzi di festa delle ricorrenze e le colazioni di lavoro sono pretesti per favorire le comunicazioni sociali.
Condividere il piacere della tavola con le persone a cui vogliamo bene è fonte di benessere, sia per il nostro corpo che per le nostre relazioni sociali.
Il cibo che usiamo come conforto diventa fonte di senso di colpa, di inadeguatezza, si carica di quegli aspetti negativi che magari abbiamo tentato di allontanare o gestire proprio attraverso il cibo.
L’adozione di un modello alimentare condiviso, al fine di definire e rafforzare il senso di identità e i processi di identificazione in un gruppo, soddisfa il bisogno di appartenenza dell’essere umano.
Nella religione cattolica ad esempio troviamo diversi rimandi all’alimentazione.
Alimentarsi ed alimentare quindi non è un semplice comportamento di consumo, ma rientra in una sfera più ampia.
Le funzioni del cibo nascondono fattori biologici, storico-culturali, socio-psicologici e nutrizionali.
Le abitudini alimentari trasmettono informazioni sulla nostra identità individuale e sono anche un veicolo di comunicazione all’interno del gruppo e rispecchiano atteggiamenti e abitudini che i genitori, in particolare la madre, trasmette ai figli.
Nessuno di noi, infatti, “mangia” solo sostanze, ma anche simboli, tradizioni, abitudini associate agli alimenti e fortemente radicate nelle nostre relazioni affettive, sociali e collettive.