La svolta all’interno del movimento calcistico femminile è arrivata il 1° luglio 2022, con l’ottenimento dello status di professioniste che ha permesso alle calciatrici di incassare le garanzie e il riconoscimento di diritti e tutele, oltre a uno stipendio base, le assicurazioni e una pensione.
Da lì in poi un documento federale disciplina il rapporto di lavoro economico tra società e tesserate, fissando l’attività sportiva come un lavoro effettivo e adeguando così alle calciatrici anche uno stipendio minimo in base dell’età, così distribuito:
- Minimi retributivo dal 24° anno di etа (classe 1998) – 26.664 euro lordi; 19.750 euro netti
- Primo contratto ex art. 33.2 NOIF (classe 2002) – 20.263 euro lordi; 16.155 euro netti
- Minimo retributivo dal 19° al 23° anno di etа (classe 2003-1999) – 20.263 euro lordi; 16.155 euro netti
- Minimo retributivo dal 16° al 19° anno di etа (classe 2006-2003) – 14.397 euro lordi; 11.405 euro netti
Il portale tedesco, Soccerdonna, ha stilato la classifica della 10 calciatrici più pagate della nostra Serie A:
Valentina Giacinti (Roma) 225.000 euro;
Cristiana Girelli (Juventus) 225.00 euro;
Kosovare Asllani (Milan) 200.000 euro;
Manuela Giugliano (Roma) 160.000 euro;
Kamila Dubcova (Milan) 150.000 euro;
Barbara Bonansea (Juventus) 150.000 euro;
Arianna Caruso (Juventus) 140.000 euro;
Lisa Boattin (Juventus) 110.000 euro;
Tabitha Chawinga (Inter) 100.000 euro;
Sara Bjork Gunnarsdottir (Juventus) 100.000.
Le federazioni svedesi, norvegesi ed americane, possono vantare stipendi più elevati rispetto alla gran parte d’Europa, dove spesso molte calciatrici, seppur professioniste, sono costrette a dedicarsi ad altri lavori part-time.
È il caso, ad esempio, delle calciatrici della Serie B femminile, in cui la maggior parte delle tesserate partecipa a titolo gratuito, con un rimborso spese di un massimo di 500 euro.