Un classico Wimbledon non sarebbe Wimbledon senza le polo bianche, le coppe di fragole e… l’erba naturale. La gara fondata alla fine dell’Ottocento, infatti, è tutta basata su un preciso comportamento del campo da gioco: la terra deve essere ricoperta da 8 millimetri esatti di erba perché la palla rimbalzi a poca distanza da terra, spingendo i giocatori a servizi veloci e a stare sotto rete. Oltre all’erba, però, i campi da tennis possono essere in terra, materiali sintetici, cemento e di cosiddetta moquette. Terre varie, la terra sembra spiegarsi da sola, ma può essere molto diversa a seconda di latitudini e tornei. La terra verde invece, usata quasi solo negli Stati Uniti, è composta da un misto basaltico. Può capitare, poi, di vedere campi da tennis in terra blu o gialla, che sono uguali alla terra rossa ma tinte, terra marrone, una variante meno diffusa della terra verde, oppure persino la terra grigia. La terra grigia è molto rara, perché – data la composizione di pietrisco frammentato – deve essere mantenuta umida ed è molto scivolosa. Il campo da tennis in cemento, infine, è forse il meno romantico, ma è quasi sempre il più economico: poca manutenzione, praticabile ovunque, ha negli US Open di New York il suo riferimento principale. La superficie liscia e regolare consente un rimbalzo della palla abbastanza veloce e non troppo alto e il suo manto, rispetto alla terra e all'erba, ha una superficie più omogenea, per cui non ci sono rimbalzi imprevisti. La terra sembra spiegarsi da sola, ma può essere molto diversa a seconda di latitudini e tornei. La superficie sintetica, infine, è una nuova via per il tennis che non piace agli amanti del classico. Su questi campi sono giocati i tornei di Flushing Meadows e Australian Open: la manutenzione è comodissima, il rimbalzo alto e regolare permette un gioco agile di attacco e difesa.