Il TMO è stato il motivo di vanto del mondo della palla ovale. Quando nel 2001 l’allora IRB introduceva la “moviola in campo” era arrivata la rivoluzione sui campi da gioco. Il rugby aveva fatto ciò che il calcio continuava a rinnegare.
È il direttore di gara a contattare il TMO, ma può anche accadere il contrario; gli assistenti possono suggerire di ricorrere al TMO
Bisogna prestare attenzione alla domanda fatta al TMO: "Meta si o no?", "Ci sono ragioni per non assegnare la meta?", per non parlare dei casi in cui l'arbitro chieda di rivedere intere azioni per valutare eventuali infrazioni.
L’arbitro, quasi sempre, si attiene a quanto gli viene detto dal TMO, ma può decidere autonomamente.
In molte competizioni l'arbitro può seguire l'azione mediante maxi-schermo
Il primo è dato dal lavoro del TMO: non è assistito da una “squadra arbitrale”, non lavora in una “VAR Room”.
A volte l’arbitro in cabina di regia è obbligato a rivedere numerose situazioni che hanno preceduto la meta per valutare un fallo, un in avanti, un fuorigioco.
Insomma tutto ciò a cui dovrebbero prestare attenzione i giudici di linea o lo stesso direttore di gara.
Pertanto vediamo situazioni in cui i minuti passano, il tempo scorre, tutto a scapito della continuità dell’incontro.
Si lo so, il rugby non è il calcio, le situazioni sono più complesse: nel rugby c’è più gente in campo, in ruck è difficile capire cosa succede; nel calcio c’è maggiore chiarezza delle immagini.
Allora, a maggior ragione, il TMO dovrebbe avere un’assistenza migliore in cabina di regia, almeno per essere più celeri in quelle situazioni che richiederebbero un tempo limitato prima di dare un "check".
Come nei casi “Try yes or no?” che, con un meccanismo simile alla goal-line techonology, potrebbero essere risolti in breve tempo.