Passeggiare, ad esempio, è molto efficace: i movimenti ripetuti e rassicuranti di una camminata ci predispongono all’elaborazione di nuove idee.
Un esperimento della Stanford University ha mostrato come chi passeggiava (anche in luoghi chiusi) era il 60% più creativo di chi non lo faceva.
Grazie agli stessi meccanismi, la meditazione offre benefici paragonabili – tutto ciò che elimina le distrazioni e ci mette a nostro agio apre la porta al pensiero creativo.
Sognare (anche ad occhi aperti) aiuta il nostro cervello a organizzarsi, memorizzare nuovi concetti, risolvere problemi e stabilire nuove connessioni tra aree cerebrali, tra pensieri e stati emotivi.
La qualità del sonno, oltre che migliorare umore e la salute psicofisica, influenza anche la creatività.
Uno stratagemma usato da creativi di professione è imporsi delle restrizioni: generare qualcosa di nuovo se si hanno di fronte tutte le possibili opzioni risulta più complesso – una tela bianca enorme mette spavento e ci fa sentire senza una direzione.
Limitarsi invece a pochi elementi (per esempio scegliere pochi colori, parole, note etc) delinea dei confini entro i quali possiamo muoverci con più sicurezza e trovare soluzioni inaspettate.
Alla fine del processo è sempre utile darsi delle ricompense, anche piccole: aiutano il cervello a rinforzare quei meccanismi utilizzati e lo incentivano a metterli all’opera in futuro.