I cardiofrequenzimetri da polso sono ormai molto diffusi, ma non c’erano molti studi scientifici riguardo alla loro accuratezza fino a quello pubblicato recentemente su Jama Cardiology da Marc Gillinov e i suoi colleghi della Cleveland Clinic, in Ohio.
I risultati ottenuti dai ricercatori statunitensi inducono però a una sostanziale prudenza perché nessuno dei dispositivi esaminati ha mostrato una precisione paragonabile a quelli professionali.
Le pulsazioni sono state rilevate contemporaneamente dalle apparecchiature testate e da quelle di riferimento, dopo tre minuti di esercizio e poi durante la fase di recupero, a 30, 60 e 90 secondi.
In totale, con i diversi dispositivi, sono stati registrati 1.773 valori di frequenza cardiaca, mentre 27 misurazioni non sono state possibili perché si è perso il contatto con la pelle; le frequenze rilevate hanno coperto un range dai 49 fino ai 200 battiti al minuto e, rispetto ai dati forniti dalle apparecchiature di controllo, i cardiofrequenzimetri da polso hanno fornito dati molto variabili.
Mentre il Basis Peak ha sovrastimato la frequenza cardiaca durante l’esercizio fisico moderato, il Fitbit Charge HR ha fornito stime inferiori alla frequenza effettiva durante l’attività intensa e anche gli altri due prodotti hanno evidenziato imprecisioni.
Abbiamo rilevato un’accuratezza variabile nei diversi monitor da polso – hanno dichiarato gli autori – ma nessuno ha raggiunto l’accuratezza del cardiofrequenzimetro toracico; in generale la precisione è stata migliore a riposo, per poi diminuire durante l’esercizio fisico.
Gillinov e colleghi consigliano dunque di utilizzare monitor a fascia toracica se si vogliono ottenere misurazioni attendibili, particolarmente utili in soggetti che abbiano problemi cardiocircolatori; ritengono inoltre opportuno che le apparecchiature da polso siano sottoposte a una validazione prima di essere poste in commercio, dato che molte persone le acquistano e fanno affidamento sui valori forniti.