Non ho seguito un programma professionale o un’app a pagamento.
Volevo capire se bastava la forza di volontà.
Ho alternato video da circa 20′ che mescolavano esercizi di stretching dinamico, mobilità articolare, qualche accenno di yoga.
L’unico vincolo era la costanza: tutti i giorni, circa venti minuti.
Se possibile alla stessa ora, altrimenti quando capitava.
Ho scoperto che appena mi fermo e ascolto il corpo, il corpo mi parla.
Dal giorno 10 in poi qualcosa è cambiato.
Non solo nei movimenti, che diventavano più fluidi e meno dolorosi, ma proprio nella testa.
Cominciavo a desiderare quel momento di calma, quell’intervallo sospeso in cui mi prendevo cura di me senza guardare il cronometro.
La schiena ha iniziato a ringraziarmi.
Le anche erano ancora timide, ma meno rigide.
Dopo 30 giorni, la domanda era: è servito?
La risposta breve è sì.
Ma se vuoi sentirti meglio, più consapevole, più in ascolto, allora sì.
Funziona.
Ecco cosa è cambiato davvero:
Postura più eretta: senza sforzo.
Come se il corpo trovasse da solo il suo asse.
Più mobilità nelle anche e nelle spalle: lo noto anche solo camminando.
Meno dolori post-corsa: soprattutto lombari e cervicali.
Respiro più profondo e rilassato.
Un nuovo rituale mentale: uno spazio quotidiano in cui rallentare e sentirmi “integro”.
Ho capito che non è il singolo giorno a fare la differenza, ma la somma dei giorni.
Che 20 minuti sono pochi, ma se li fai per 30 giorni diventano un cambiamento.
Che il corpo non mente, ma spesso lo ignoriamo.
Che la mobilità è la base nascosta di tutto: della corsa, della forza, persino del benessere mentale.