Il consumo calorico è molto variabile e dipende da molti fattori, il principale dei quali è il livello dei giocatori.
Per i giocatori amatoriali il consumo medio è stimato intono a 500-600 kcal/ora.
Per i giocatori professionisti il consumo sale vertiginosamente fino ad arrivare a 1000 kcal/ora, con variazioni in base all’intensità e alla durata del match.
Un fattore da non trascurare è lo stress termico tipico di questa attività, che spesso è praticata all’aperto durante il periodo estivo, talvolta con temperatura ed umidità non proprio ottimali.
Giocare una partita in queste condizioni comporta una perdita di liquidi e di elettroliti notevoli e sappiamo bene che già una disidratazione del 2% del peso corporeo può ridurre significativamente la prestazione, incidendo in misura rilevante sulla capacità muscolare e sulla lucidità mentale dell’atleta.
Le principali cause della fatica sono: Accumulo di metaboliti, dovuto ai processi energetici cellulari, accompagnati da produzione di acido lattico e altri acidi durante scambi prolungati, può causare una riduzione della capacità contrattile dei muscoli.
Deplezione del glicogeno, un problema che si fa sentire soprattutto durante allenamenti prolungati o partite molto lunghe, situazioni che possono portare ad esaurimento delle riserve energetiche muscolari, influenzando negativamente la prestazione.
Fatica centrale, un fenomeno estremamente complesso che in ultima istanza porta ad una riduzione della capacità del sistema nervoso centrale di guidare e stimolare l’attività dei muscoli.
Non è neppure da trascurare lo stress cardiovascolare in allenamento e, soprattutto, durante una partita.
La frequenza cardiaca media durante una partita varia tra il 60% e l’80% della frequenza cardiaca massima, con picchi del 90% durante gli scambi intensi.
Diversi studi hanno mostrato che una rapida riduzione della frequenza cardiaca durante le pause è un indicatore di buona capacità aerobica.