In caso contrario rischio di ottenere uno studio passato, fatto senza partecipazione e consapevolezza.
La consideriamo un’insopportabile provocazione tipica di studenti sfaticati e incapaci di cogliere la bellezza intrinseca di queste materie.
Invece dovremmo sempre motivare ciò che proponiamo ai ragazzi: le nostre discipline, lo svolgimento di un esercizio, persino le indicazioni e i divieti di circolari e regolamenti.
Perché quando conosciamo il motivo per cui ci viene proposta un’attività, il suo senso, l’obiettivo che si vuole raggiungere, allora ci sentiamo parte di un progetto più grande.
Le cose fatte perché-sì non piacciono a nessuno, non a noi adulti, figurarsi ad un adolescente!
Meritiamo tutti una spiegazione valida di ciò che dobbiamo fare: noi docenti, quando veniamo obbligati a fare cose delle quali non viene mai precisato lo scopo ultimo.
Spiegare agli studenti le ragioni di ogni cosa che passa sulla loro testa vuol dire avere rispetto della loro intelligenza, renderli partecipi di un percorso di ampio respiro, dare un senso ai compiti e allo studio che non sia solo l’hic et nunc del voto sul registro, ma la meta di un lungo viaggio che dovranno imparare a fare da soli.