La pressione arteriosa può aumentare facilmente, superando i valori di 180/100 mmHg durante un esercizio fisico intenso soprattutto di tipo isometrico, come avviene quando solleviamo con le braccia un peso notevole.
Può capitare, favorita da particolari situazioni come l’elevata temperatura ambientale con alti tassi di umidità relativa, magari subito dopo aver eseguito uno sforzo fisico, che i meccanismi nervosi che regolano la pressione siano transitoriamente inefficaci nel mantenere un’adeguata pressione sanguigna.
Se tuttavia l’individuo presenta una massa sanguigna circolante ridotta perché, per esempio, ha sudato molto e non ha bevuto a sufficienza, oppure è anziano e sta assumendo farmaci diuretici che favoriscono la perdita di liquidi, l’incremento del flusso sanguigno sottocutaneo si traduce in una ipotensione arteriosa, ossia in un abbassamento di pressione, che può provocare stanchezza, fatica, cardiopalmo (perché il cuore tende a compensare l’abbassamento di pressione con una tachicardia riflessa), vertigine, fino a casi di perdita di coscienza conclamata.
Il nostro corpo, per poter funzionare correttamente, ha bisogno di mantenere la temperatura corporea del “core” (quella interna) stabile, tollerando cioè solo oscillazioni comprese tra i 36.00 e i 40.00 °C nelle zone periferiche.
A esserne colpiti sono soprattutto i soggetti che soffrono di pressione bassa, soprattutto le donne dai 16 ai 28 anni.