Le insalate verdi, il radicchio, i cetrioli, i finocchi e le cipolle non andrebbero cotti, così come in genere tutte le crucifere dai ravanelli al crescione, passando per la rucola.
Senza cottura determinati ortaggi favoriscono l’assorbimento di alcuni nutrienti rispetto ad altri.
Facciamo qualche esempio: se dai pomodori o dalle carote è necessario trarre la vitamina C allora crudi è la soluzione ideale, mentre se servono i carotenoidi, allora meglio fare la passata; per gli asparagi, se si punta al loro contenuto di folati è preferibile non cuocerli.
I peperoni fanno bene sia crudi (per la vitamina C e i flavonoidi che combattono i radicali liberi) sia cotti (per la biodisponibilità di licopene), ma nel primo caso rischiano di rivelarsi più indigesti: stessa sorte per i cavoli e i broccoli, con il consiglio di consumarli previa brevissima cottura.
Non c’è molta differenza tra crude o cotte, basta non farle bollire in acqua, perché la trattengono, disperdendo tutte le loro vitamine idrosolubili.
Le melanzane e le zucchine si grigliano senza esagerare con i condimenti perché assorbono molto l’olio: la cottura alla brace, infatti, segna un leggero aumento dei polifenoli, specialmente nelle prime.
Gli asparagi sono perfetti se cucinati al vapore o nella asparagiera, così da non disperdere il loro carico di folati.
Nei broccoli, nei cavoletti di Bruxelles o nei cavolfiori c'è una abbondanza di vitamina C: per catturarla senza incorrere in formazione eccessiva di gas e gonfiore addominale è ottimale una sbollentatura di 5-7 minuti.
Le carote, nonostante siano il classico snack da sgranocchiare, da cotte rendono di più in betacarotene, che è liposolubile come tutti i carotenoidi, diventando più facilmente assorbibile se accompagnato a un grasso: via libera quindi a carote saltate in padella con un po’ d’olio.