I buoni pasto sono obbligatori anche in smart working?
La risposta è: in alcuni casi sì, in altri no.
All’articolo 9 del Protocollo si legge infatti: “Ciascun lavoratore agile ha infatti diritto, rispetto ai lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all’interno dei locali aziendali, allo stesso trattamento economico e normativo complessivamente applicato, anche con riferimento ai premi di risultato riconosciuti dalla contrattazione collettiva di secondo livello, e alle stesse opportunità rispetto ai percorsi di carriera, di iniziative formative e di ogni altra opportunità di specializzazione e progressione della propria professionalità, nonché alle stesse forme di welfare aziendale e di benefit previste dalla contrattazione collettiva e dalla bilateralità”.
Ne consegue che i buoni pasto sono obbligatori anche in smart working se questa forma di benefit è prevista dal contratto collettivo del settore di riferimento o da un accordo tra azienda e sindacato.
Se, invece, l’erogazione dei buoni pasto avviene al di fuori di un accordo sindacale e quindi come iniziativa autonoma da parte dell’azienda, il datore di lavoro non è obbligato a riconoscerli per i giorni in cui il dipendente è in modalità di lavoro agile.
A fornire alcuni chiarimenti è l’ARAN (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni), nella nota di orientamento applicativo pubblicata il 16 gennaio 2023: nel settore pubblico i lavoratori che usufruiscono del lavoro agile (che non prevede vincoli di orario o luogo) non possono percepire i buoni pasto, mentre possono percepirli i dipendenti pubblici che lavorano da remoto, modalità vincolata dagli stessi limiti di orario presenti in ufficio.