Lo zucchero non è negativo e non lo può essere, visto che l’essere umano ha addirittura un ormone che lo fa ricercare, ma va usato con discernimento.
I risultati sono stati straordinari, se si pensa che in genere non si riteneva che esistesse una terapia specifica per la steatosi.
Il massimo uso consentito doveva rimanere entro il 3% delle calorie giornaliere e la quasi totalità dei ragazzi valutati ha mantenuto l’aderenza dietetica, rivolta in particolare a succhi e prodotti dolcificati, perché il fruttosio va direttamente a trasformarsi in grassi senza le regolazioni attente riservate invece al glucosio.
Oggi è possibile misurare con il GlycoTest (un test che misura due specifici biomarcatori degli effetti degli zuccheri) quanto l’alimentazione personale sia difforme dal giusto e quale tipo di predisposizione si abbia verso questo tipo di malattia.
Per arrivare a un uso consapevole che può aiutare non solo chi abbia problemi di fegato e di steatosi, ma anche tutti coloro che abbiano problemi di salute legati al metabolismo zuccherino, dal diabete all’obesità e alle malattie cardiovascolari.